Il chittesenculismo

Dopo aver riflettuto una vita riguardo a ciò che distingue un amico da un conoscente, e dopo essere rimasto spesso deluso dal comportamento delle persone, ho finalmente avuto l’illuminazione, ed ho capito che dipende tutto dal chittesenculismo.

Il chittesenculismo è probabilmente il fattore che più aiuta a distinguere un amico (sia chiaro, non un “vero amico” o “amico intimo”, cioè le rarissime persone di cui ti fidi più di te stesso, alle quali metteresti in mano la tua vita senza pensarci due volte, etc.) da un semplice conoscente.

E’ facile vederlo all’opera. Sei con delle persone, racconti di un problema, un cruccio, un dubbio, e puoi subito distinguere le persone che cercano di comprendere, tentano di aiutarti, dalle persone che fischiettano e pensano in silenzio “macchittesencula!”.

Poiché nessuno di noi è un santo, ovviamente anche io ho una schiera di persone con le quali metto in pratica il “chittesenculismo”. Le sto a sentire, annuisco, ma appena ho l’occasione di parlare d’altro, cambio discorso.

Anzi, la cosa curiosa del chittesenculismo è la sua proprietà simmetrica. Per motivi facilmente comprensibili, se A nonsincula B, anche B nonsincula A (magari inizialmente selinculava pure, ma poi giustamente s’è rotto!).

Una proprietà ancora più sorprendente del chittesenculismo è la sua transitività. E’ una cosa che ricorda abbastanza le faide familiari. E’ un fenomeno piuttosto diffuso, che anche voi non tarderete a riconoscere nelle vostre famiglie. Se A nonsincula B, i figli di A nonsinculeranno i figli di B (pur continuando il doveroso rapporto di conoscenza). E viceversa, ovviamente. O anche: se A nonsincula B, anche la moglie di A nonsincula B (né la moglie di B).

Insomma, di fatto siamo circondati da persone che noncinculiamo e noncinculano, ma con le quali ci dispensiamo sorrisi e strette di mano. Ora che ne sono cosciente, ho un facile metro per capire con chi perdere tempo a raccontare i miei problemi. Dura, la vita di noi umani…

Categoria(e): Divagazioni, Vita varia

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