Guida agli USA

E’ passato quasi un anno, in cui mi sono sempre ripromesso di scrivere una guida pratica contenente le varie cose che chi va per la prima volta negli States non sa, e di cui difficilmente la gente si ricorda di avvisarti. In aggiunta, volevo anche dare un po’ di consigli su New York, perciò sarà un po’ un mix delle due cose. Visto che un mio carissimo amico è in partenza per un viaggetto a New York, mi sono finalmente deciso, sperando che gli sarà utile.

Il volo

Cominciamo dal viaggio. Per chi ha sempre e solo girato in Europa, 9 ore di volo sono un trauma. Così come lo scoprire le “regole” diverse con cui “funziona” un volo transcontinentale. Ad esempio, nei voli corti nessuno si sognerebbe mai di spegnere tutte le luci e chiedere di tenere i finestrini oscurati per varie ore. Ma sui voli lunghi è utile perché riuscire a dormire un po’ aiuta sia a rompersi meno le scatole, sia ad attenuare il jet lag.

I consigli per il viaggio aereo si trovano un po’ ovunque, ma le regole essenziali sono: bere tanta acqua, fare due passi ogni paio d’ore (tanto se bevete…), evitare di stare tutto il viaggio a guardare film e/o a leggere (si scende totalmente rintronati), mangiare poco, ottenere posti che diano sul corridoio. Per quest’ultima cosa, controllate se potete fare il check-in (o la pre-assegnazione del posto) online vari giorni prima, o altrimenti rompete le scatole in anticipo alla compagnia aerea.

Inutile ricordare di fare l’Esta, ma tenete presente che, a parte che è obbligatoria, è totalmente inutile, in quanto all’arrivo dovrete comunque fare la fila per l’immigrazione insieme a tutto il resto del mondo. Per questo motivo prima di atterrare ricordatevi di: andare in bagno, riempire la bottiglietta d’acqua, controllare di avere qualcosa da sgranocchiare in caso di fame. Se non avete problemi di date, viaggiate in mezzo alla settimana così trovate meno casino.

Vale la pena aggiungere che se al ritorno fate scalo, in alcuni aeroporti (ad es. Parigi, da evitare come la peste) se ne fregano che siete cittadini europei, e vi fanno fare la fila gigante con il resto del mondo. Attrezzatevi, e prenotate il secondo volo lasciando un lungo intervallo.

Spostarsi

Una volta arrivati a JFK (ed entrati finalmente negli States), il sistema migliore per arrivare in albergo è il taxi. Ci sono dei tizi in uniforme che gestiscono la fila e smistano i taxi, e “bucano” il tagliando del taxi. Questo è per evitare i tanti abusivi, che tenteranno comunque di attirarvi dentro e fuori l’aeroporto. Un segno di riconoscimento dei taxi ufficiali, a parte le varie autorizzazioni in bella vista, è che sono tutti sgangheratissimi. Abituatevici, gli Stati Uniti sono il regno del “famo un po’ come cazzo ce pare”.

Sconsiglio fortissimamente di noleggiare l’auto a New York: si gira benissimo coi mezzi e coi taxi (soprattutto se avete l’albergo a Manhattan, must assoluto se non volete sprecare metà della vacanza dentro la metro). Diverso è il discorso per il resto degli USA, dove è quasi indispensabile avere una propria auto. Anche per questo motivo, il noleggio auto negli States è facilissimo e diffusissimo. Vi consiglio di andare sui siti degli aeroporti dove atterrerete, e da lì farvi un giro sui siti dei noleggi auto (tutti i siti degli aeroporti hanno una pagina con la lista dei noleggi che hanno il parcheggio lì). A volte le tariffe cambiano moltissimo da compagnia a compagnia, spesso offrendo gli stessi servizi. Cose essenziali da ricordare se si noleggia l’auto negli USA: molto meglio prenotarla via internet che sceglierla all’arrivo, occorre fare la patente internazionale (ne esistono due tipi, state attenti a fare quello giusto: le istruzioni si trovano sul sito della motorizzazione), occorre avere una carta di credito intestata a proprio nome (visa o mastercard vanno benissimo, ma “vere”, non ricaricabili), bisogna ricordarsi di fare il pieno prima di riconsegnare l’auto, conviene controllare che la pulizia dell’auto sia inclusa nel noleggio, è assai consigliabile stamparsi la mappa di dove si trova il parcheggio di riconsegna (a volte non è nei pressi dell’aeroporto, e bisogna quindi controllare che abbiano una navetta, e che frequenza ha, così da tenersi sufficiente margine per fare il check-in). Altri consigli per guidare negli USA li trovate dopo, per ora torniamo a New York.

Come detto, il modo migliore per girare a New York è la metropolitana. Consiglio perciò di fare un giro sul sito internet della MTA e scoprire quale abbonamento vi conviene, considerando che la prenderete spesso, soprattutto se piove o fa freddo. Se è bel tempo consiglio di andare a piedi, passeggiare per Manhattan è meraviglioso, forse la cosa in assoluto migliore che c’è da fare a New York. Considerate però che gli isolati sono molto grandi, e la cartina bella regolare inganna: le distanze sono assai lunghe. E’ perciò molto utile avere sempre in tasca la mappa della metro/autobus, in distribuzione gratuita in tutte le fermate.

Alcune note sulla metro di New York. I tornelli di entrata sono anche di uscita (occorre passare il biglietto solo per entrare, non come a Londra anche per uscire), perciò si rischiano spesso scontri con le persone nell’altro verso. Stateci attenti: i NewYorkesi sono persone affabili e gentilissime (dico davvero!), ma se stanno di corsa possono uccidere. In varie fermate ferma più di una linea, attenti a quelle che potete prendere per arrivare a destinazione: alcune linee sono “express”, e fermano perciò solo in poche fermate.

Dormire

Il sistema più semplice per prenotare è farsi un giro su tripadvisor, leggere le critiche, guardare la posizione sulla cartina, e cercare i prezzi.

A New York abbiamo dormito all’Herald Square Hotel, sulla 31st St West, a due passi dall’Empire State Building e tre passi da Times Sq. L’albergo non ha una hall (sembra l’ingresso di uno studentato), ma a parte ciò le camere sono comodissime (anche i letti…) e pulite, la posizione è strategica, e costa meno degli altri alberghi a Manhattan (dove ti pelano comunque, occorre metterlo in conto). Ha anche le lavatrici a gettone, ed una saletta con giornali, tè, cioccolato e biscotti gratis.

Piccola digressione per farvi risparmiare tempo alla vostra prima doccia statunitense (visto che avrete 9 ore di viaggio sulle spalle e sarete jet-laggati, e ci metterete un po’ a far funzionare i neuroni). Gli americani hanno un sistema perverso per il rubinetto della doccia/vasca, e soprattutto non conoscono il concetto di “risparmio”. C’è una sola manopola, ma non è un dosatore come li usiamo noi. Va girata, ed inizia ad uscire acqua fredda a iosa. Bestemmie. Ma se la girate di più, inizia ad uscire calda, e poi bollente (sempre a iosa). In sintesi: non potete regolare il getto, solo la temperatura.

Altra piccola digressione sul jet-lag: sei ore non sono un’enormità. Soprattutto all’andata, viaggiando da Est a Ovest. Se siete un po’ dormiglioni, già in un giorno vi sarete abituati (magari vi alzerete un po’ presto e la sera avrete un po’ sonno). Il ritorno invece è più traumatico (è più difficile svegliarsi più presto), perciò consiglio di prendervi un paio di giorni di ferie in più per riabituarvi. Se arrivate fino alla costa ovest, per recuperare le 9 ore avete anche la possibilità di continuare ad andare a letto “più tardi”, come abbiamo fatto noi (insomma facendo finta di passare per il fuso orario cinese).

Non vi fate fregare (in tutti gli Stati Uniti) a prenotare gli alberghi con colazione inclusa. Non funziona come in Europa: poiché per gli americani la colazione è gigantesca, gli alberghi in genere non la preparano. Insomma i due servizi, per un americano, sono per natura separati, e la colazione la vanno a fare altrove.

Mangiare

Colazione

Cominciamo quindi dalla colazione. Non credo che vorrete mangiare uova strapazzate, wurstel, frittelle, ed altre improbabili schifezze salate. Un’ottima alternativa è Starbucks (anche per fare merenda!). Sia chiaro, ci sono tanti altri caffè in america, ma Starbucks è l’equivalente del McDonald: ovunque vi troviate, sapete che lì troverete sempre le stesse cose. E a differenza del Mac, la roba di Starbucks è piuttosto buona. Preparatevi a spendere qualche dollaro (i prezzi americani sono diversi dai nostri standard, perciò alcune cose costano di più, altre di meno), e non aspettatevi di bere un buon caffè. I dolci però sono ottimi, il cappuccino gradevole, la cioccolata calda è buona, e ogni tanto trovate anche dei tè di qualità. Come in molti altri posti, anche da Starbucks trovate la spremuta in bottiglia. Non vi fate ingannare, è (quasi) fresca.

Piccola nota per evitare lo shock: mentre fate la fila preparatevi mentalmente cosa volete ordinare. Come al Mac, gli impiegati di Starbucks vanno sempre di fretta. Gli americani si sono perciò inventati un gergo specifico per ordinare le “bevande” (scoprirete che col caffè ci fanno di tutto, io consiglio l’americano col caramello). Non pretendete di impararlo, ma siate pronti a dare le seguenti informazioni: grandezza (“tall” è il minimo!), nome della bevanda (“americano”, “hot chocolate”, “latte”, “tea”), eventuali schifezze da aggiungere (“caramel”), ed il vostro nome (inglesizzato), con cui vi chiameranno quando sarà pronto. Poi pagate e toglietevi dalla fila: un altro impiegato starà già preparando quanto avete ordinato, e ve lo consegnerà sul lato del bancone. Ultima nota: “latte” sta per “caffèlatte”.

Molti Starbucks hanno anche la connessione wireless gratis. Mentre fate colazione, potete perciò anche telefonare gratis ai genitori, con skype o altri programmi voip. Lo consiglio rispetto alle tariffe assurde della telefonia mobile. In ogni caso, poiché è sempre utile avere la possibilità di fare una telefonata d’urgenza (ad es. all’albergo per dire che arrivate tardi), tenete presente che le frequenze in america sono diverse, perciò occorre avere un quad band.

Pranzo e cena

Risolto il problema colazione, per pranzo e cena considerate che in america i ristoranti sono posti fighi dove si spende un sacco (e in generale non sanno cucinare). Ma esistono moltissime alternative (anche rispetto ai fast-food). Basta cercare su internet, e farsi consigliare dalla guida. Sconsiglio di girare a caso, perché al contrario delle città europee, a New York la densità di ristoranti è piuttosto bassa, e rischiate perciò di rimanere a digiuno. Studiatevi bene i vostri giri turistici e scoprite in anticipo dove potreste fermarvi a mangiare, considerando anche gli orari: la sera dopo le 20 è quasi impossibile farsi cucinare qualcosa.

Non pretendete di mangiare italiano, rimarrete disgustati. Puntate invece sulla cucina internazionale: l’america è la patria del multiculturalismo, e avete l’occasione per assaggiare cucine di ogni dove, a prezzi decenti.

Il primo posto che mi sento di consigliare non è sugli itinerari turistici standard. Si chiama “Fusha”, è un ristorante giappo-asiatico in cui abbiamo mangiato benissimo (provate il sake ghiacciato, scoprirete un mondo). Ci siamo capitati per caso girovagando per Sutton Place alla ricerca della panchina della locandina di “Manhattan” (Woody Allen). E’ perciò vicino al Queensboro Bridge, all’incrocio tra la 1st Ave e la 58th St (vedi dopo per le indicazioni turistiche).

Sempre in tema giapponese, quello che è riconosciuto come il miglior ristorante giapponese di New York (preparatevi a pagare, ma ne vale la pena) si chiama “Sushiden”. Sta sulla 49th St, tra la 6th e la 7th Ave, a due passi dal Rockfeller Center. Noi ci siamo capitati per caso, solo dopo abbiamo scoperto la sua fama.

Dalle parti tra River Terrace e Battery Park, passeggiando sulla “Esplanade” sul mare, abbiamo visto vari ristorantini carini, ma stupidamente non ci siamo fermati lì a cena. E’ un posto splendido al tramonto, dopo che avete visitato Lower Manhattan (il quartiere degli affari).

Quando visitate il Moma (vedi sotto), il ristorante “The Modern” al piano terra (ci si entra anche senza visitare il museo) merita una sosta. E’ un posto fighetto, anche Wine e Cocktail bar (non abbiamo provato ma sembrava interessante), ma ricordate che state in america e perciò in quanto italiani siete mediamente vestiti meglio di un americano vestito bene. La cucina è ricercata, ma a noi è piaciuta.

Se dormite all’Herald Square Hotel, o se siete in giro in centro, un posto carino e quasi buono (per i nostri standard) dove fermarsi a mangiare è il “Martinique Restaurant” (parte del Radisson), su Broadway, (quasi) all’incrocio con la 32nd St.

Infine, invece di fermarsi alla tavola calda dentro al Met, conviene fare 100 metri e andare a mangiare un’insalata (gigante!) da “Nectar of 82nd St), all’incrocio tra la 82nd St e Madison Ave. Salutateci l’anziana e logorroica (ma simpaticissima) signora Babi!

Ultimi consigli per mangiare: come in gran parte del mondo, non esiste il concetto di “primo”, “secondo”, etc. Ordinate un “main course” e basta, senza spaventarvi del prezzo: uscirete comunque rotolando.

Merenda

Mi rendo conto che è un concetto a molti estraneo, ma per chi come noi ama fermarsi il pomeriggio a mangiare qualcosa di dolce, è importante sapere dove andare. Come detto, Starbucks è una garanzia, ne trovate uno ogni isolato (anche dentro i grandi magazzini ed i negozi – ad esempio le librerie) ed hanno cose buone. Ma se siete in giro per negozietti a SoHo/NoLita, “Georgetown Cupcake” a Mercer St (tra Prince St e Spring St) è un posto meraviglioso dove fermarsi.

Pagare

E’ utile avere un po’ di dollari in tasca, ma il sistema migliore per pagare è la carta di credito (attenzione, non il bancomat, che non funziona). In genere gli americani non vi fanno problemi, e spesso passa senza pin. Fate però in modo di averne varie, perché può capitare che da alcune parti ne funziona una, da altre un’altra, senza alcuna ragione. Se hanno il chip è meglio, così come alcuni si sentono più tranquilli con quelle non ricaricabili, con il vostro nome stampigliato sopra. Tenetevi anche pronti a mostrare il passaporto, benché a noi non è mai successo che ci chiedessero un documento.

Allenatevi da casa a riconoscere gli spicci: gli americani hanno uno strano sistema, che include le monete da 25 centesimi, ed usano strani nomi: 1c = “1 cent”, “penny”; 5c = “nickel”; 10c = “dime”; 25c = “quarter”; 50c = “half dollar”, “50 cents”. Le macchine automatiche (tipo le lavatrici e le asciugatrici) vanno a carrettate di “quarters”. Se dovete lavare i panni, fate incetta di questo taglio di moneta!

Al ristorante in genere il servizio non è incluso. Questo significa che i ristoranti si aspettano che lasciate una mancia. Ma se pagate con la carta di credito, come fate? Ovviamente ci hanno già pensato. Il pagamento funziona così: voi date la carta, loro fanno una pre-autorizzazione e stampano uno scontrino che vi portano da firmare. Su questo scontrino ci sono due righe vuote, che dovete riempire a penna: in una riga dovete scrivere quanto lasciate di mancia, nella riga sotto la somma complessiva. E’ buona norma lasciare almeno il 10%: spesso i camerieri vengono pagati con le mance.

Se vi preoccupano le commissioni di cambio o la sicurezza del sistema, nessuno vi vieta di cambiare i soldi e pagare in contanti (per avere soldi contanti io comunque consiglio di prelevarli ad un bancomat, usando una carta), però facendo due conti mi sono reso conto che abbiamo speso in commissioni lo stesso che se avessimo cambiato i soldi normalmente, e pur avendo pagato quasi tutto (colazioni incluse) con la carta, nessuno ci ha mai fregato.

Cose da fare

Qui parlerò solo di New York, ma se pensate di girare gli States (di cui noi abbiamo visto un micronesimo), dovete vedere la Monument Valley, il Grand Canyon, le sequioie (in uno dei vari parchi, noi siamo stati a Yosemite) ed il tramonto sul pacifico (Monterey è un posto grazioso dove trascorrere una notte, per poi farsi la strada costiera). Los Angeles e Las Vegas non valgono assolutamente il viaggio. La Route 66 è caratteristica, e Flagstaff è una graziosa cittadina.

New York è semplicemente enorme e ricchissima di cose da fare e vedere. Dovete fare una attenta cernita, e ancora ve ne resteranno troppe (considerando anche gli orari risicati di apertura). Qui posso dare consigli su ciò che abbiamo visitato noi, ma ovviamente sono rimaste almeno il decuplo di cose che avremmo voluto vedere.

Andando per esclusione, a meno che non siate davvero appassionati di artisti viventi e sconosciuti, vi sconsiglio di andare al Guggenheim. E’ architettonicamente un pugno in un occhio, e non vi aspettate di trovarci le opere per cui è famoso: ci sono sempre mostre temporanee. Altre cose che a mio parere non vale la pena visitare (e che infatti non abbiamo visitato) sono la Statua della Libertà e Ground Zero. Non vale neanche la pena prendere (come consiglia la guida) il traghetto gratuito per Staten Island, per passare di fronte alla Statua della Libertà: è una enorme perdita di tempo. Ok, è vero, fa impressione vederla dal vivo dopo tanti film, ma la si vede anche da Lower Manhattan.

La cosa migliore da fare a New York (ahem, Manhattan, il resto di New York non l’abbiamo mai calpestato) è passeggiare. Fatevi un giro a Times Sq, sia di giorno che di notte, stupitevi della quiete di Bryant Park, in mezzo ai grattacieli, passeggiate sui vari lungofiume (est ed ovest), godetevi le stradine alberate di Central Park, immaginate i conti in banca di chi abita nelle palazzine dell’Upper East Side (ed ancor più a River Terrace), camminate sulla “Highline”, la vecchia linea ferroviaria sopraelevata trasformata in parchetto, guardate i negozietti costosissimi di SoHo e NoLita, ammirate il centro della finanza mondiale a Lower Manhattan, e passate in tanti altri posti che noi non abbiamo ancora visto, così da indicarceli per la prossima volta!

Una menzione speciale la meritano i già citati River Terrace, con il porticciolo “North Cove” e la passeggiata sul lungofiume che prosegue verso sud, e Sutton Place, di fianco al Queensboro Bridge, con di fronte Roosevelt Island. Se andate lì, all’incrocio tra la 60th St e la 2nd Ave, c’è la funicolare che porta su Roosevelt Island (inclusa nell’abbonamento della metro). Vale la pena perdere un po’ di tempo per andare e tornare, passando paralleli a pochi metri dal ponte, e godendosi la vista su Manhattan. L’ideale è farlo al tramonto. Sotto all’inizio del ponte, tra la 59th St e la 1st Ave, c’è un enorme “emporio” con vari negozi (anche e soprattutto di cibarie), con splendidi soffitti.

Ma ovviamente New York non è solo panorami. Da vedere assolutamente sono il MoMA (guardate anche fuori dalle finestre per ammirare il panorama di grattacieli e palazzi curiosi!) ed il Met (calcolate una giornata ciascuno). Conviene fare un biglietto turistico (noi abbiamo fatto il “Go Select”, che permette di selezionare solo le cose che interessano) in cui includere anche altre attrazioni, come ad esempio la visita alle Nazioni Unite, e la salita fino all’ultimo piano dell’Empire State Building (vista mozzafiato, ci tornerei ogni giorno) e del Rockefeller Center (idem). Consiglio di visitare i due grattacieli uno di giorno ed uno di notte, poiché Manhattan merita di essere vista dall’alto in entrambi i momenti.

Chi è appassionato di libri dovrebbe assolutamente fare un salto da Barnes & Nobles, anche eventualmente per comprare le cartine stradali cartacee, indispensabili per girare in macchina nel resto degli Stati Uniti (non ha senso acquistarle in Italia con una scelta limitatissima), visto che il tomtom fornisce poche informazioni confuse. A New York ce ne sono vari, noi abbiamo visto ed apprezzato (tè e merenda inclusi) quello sulla 86th St, tra Lexington Ave e la 3rd Ave.

Lexington Ave e la 3rd Ave (ed anche Madison Ave) sono anche famose per i negozi, ma un po’ più a sud, intorno alla 59th St, dove trovate anche i meravigliosi e famosissimi magazzini Bloomingdale’s.

Queste sono le cose che posso consigliare, ma come detto, ce ne sono un altro migliaio, che trovate di sicuro su una buona guida (io consiglio sempre le Lonely Planet). Visto che contiamo di tornare a New York, vi pregherei di lasciare un commento per indicarci quali altri posti vale la pena visitare!

Guidare

Tornando agli Stati Uniti in generale, poiché il modo migliore per girare sono l’aereo e la macchina, vale la pena fare qualche raccomandazione su come guidare.

Innanzitutto, i limiti di velocità sono più bassi che in Europa, e vanno rispettati. E sono espressi in miglia orarie. Poco male, visto che anche il tachimetro è in miglia orarie. L’unico problema è abituarsi a calcolare a colpo d’occhio quant’è distante un miglio, o mezzo miglio, quando i cartelli indicano a che distanza è lo svincolo.

Tutti rispettano i limiti di velocità, il problema è anche però che tutti vanno esattamente a quella velocità. Perciò è impossibile sorpassare o cambiare corsia. Armatevi di pazienza, e cominciate a programmare per tempo (5 miglia) quando dovete prendere gli svincoli.

Anche dentro le città e i paesi le strade sono enormi, e spesso e volentieri non è consentito svoltare a sinistra. Tenetelo presente. E’ anche vietato accostarsi (figuriamoci parcheggiare) sulle strade grandi, e spesso anche su quelle piccole. In compenso è pieno di parcheggi privati, unico posto sicuro (per le multe, non per i ladri) dove lasciare la macchina.

Gli americani al volante sono proni ad andare nel panico. Sono abituati ad un traffico regolare e prevedibile, perciò se guidate come in Italia rischiate di beccarvi maledizioni a iosa, se non qualche schioppettata di qualcuno incazzoso, o un paio di manette.

Fare benzina può essere problematico. Innanzitutto perché le distanze negli Usa sono enormi, perciò i centri abitati (spesso composti da 4 case) e quindi i benzinai sono assai distanti (100km) tra loro, con in mezzo il nulla più assoluto. Se state a meno di metà serbatoio e vedete un benzinaio, approfittatene per fare il pieno. In secondo luogo, è problematico pagare. Sono infatti quasi tutti self-service, e occorre quindi usare la carta di credito. Ma quando la strisciate vi chiede lo Zip Code, che sarebbe a dire il Cap. Problemino: voi non vivete negli Usa. In alcuni casi il trucco è inserire “99999”. Se non funziona, provate con un’altra carta. Se non funziona nessuna carta, cambiate benzinaio. Il terzo problema è la scelta della benzina. Lì hanno tre diversi tipi, distinti dalla gradazione di ottani. Io ho sempre scelto quella con meno ottani, che costa meno, tanto, per anda’ a passo di lumaca… Ma la prima volta che mi sono trovato davanti questi tre pulsantoni, non sapevo che dovevo da fa’, ora voi almeno lo sapete.

Medicine ed assicurazione

Ultima raccomandazione riguarda l’aspetto medico. Prima di partire, fatevi assolutamente l’assicurazione di viaggio che includa l’assicurazione sanitaria. Se non sapete da chi farla, posso darvi il nominativo di una persona fidatissima. E’ fondamentale averla, perché negli Usa tutti i servizi sanitari sono privati, perciò si pagano, e tanto.

Considerate anche che nelle farmacie ci sono moltissimi farmaci in vendita libera (le farmacie sembrano dei supermercati in america, vendono anche i giornali e i panini), ma se vi serve ad esempio un antibiotico, un antistaminico o del cortisone, potete farvi viola, il farmacista non ve li vende senza la ricetta di un medico americano. Prima di partire fate perciò un salto dal medico (italiano) e fatevi prescrivere (e comprate in farmacia, in Italia) un set minimo di medicine per coprire le evenienze più probabili (gastroenterite, bronchite, etc. – sapete voi poi a cosa andate soggetti). Farete la figura di Bernardo su “Maledetto il giorno che t’ho incontrato”, ma che vi frega, almeno state tranquilli. Ovviamente, a parte le cose che potrebbero servirvi d’urgenza in volo (cortisone? tachipirina?), tutto il resto dovete metterlo nella valigia, altrimenti al controllo passeggeri vi fanno a fette.

Conclusioni

E’ inevitabile che in questa breve guida abbia dimenticato miliardi di cose utili, ma queste sono le cose che non avevo trovato su nessuna guida e che mi sarebbe stato utile sapere (in aggiunta alle tante altre che avevo trovato sulle guide, e che mi è stato utile sapere).

Prima di partire documentatevi, comprate e leggete una buona guida (Lonely Planet), stampatevi gli indirizzi delle varie cose, prenotate il prenotabile. In molti posti c’è il wifi gratis, portatevi un pc, tablet o smartphone con cui potete usarlo: scoprirete che non avevate pensato di cercare o annotarvi quella specifica informazione che vi serve urgentemente.

In ogni caso, gli americani sono gente simpatica, socievole e disponibile, in particolare i newyorkesi di Manhattan. Non esitate a chiedere informazioni: saranno felicissimi di aiutarvi. Adorano il loro Paese e faranno di tutto purché ne rimaniate entusiasti (perciò evitate di criticarlo altrimenti vi odieranno).

Se questa guida vi sarà stata utile, lasciate un commento, e possibilmente i vostri suggerimenti! Cosa aggiungere? BUON VIAGGIO!!!

Categoria(e): Divagazioni, Proposte, Recensioni, Vita varia

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