Psicologia o Weltanschauung?

Oggi in metropolitana mi sono seduto (miracolo!) vicino a una coppietta di bimbiminkia Emo, che dissertava sui propri stati emotivi. Il discorso andava più o meno: “Ah quindi ora passata la felicità natalizia, torni allo stato triste/Emo”. “Eh sì…”. “E quindi insomma ora rimarrai così-Emo fino almeno a dopo la befana”.

A parte l’immagine mentale che mi sono formato, discretamente comica, di uno che sceglie il proprio umore come sceglie cosa mangiare a pranzo o che scarpe mettersi (“mhhh… domani mangio pollo e mi sento Emo, dopodomani invece mi metto gli stivali e mi sento felice”), il secondo pensiero è stato “ecco l’ennesima bipolare”, il terzo “ma che gli insegnano a ‘sti ragazzini? Possibile che nessuno dia loro l’abc dell’educazione emotiva? Ma che teorie para-psicologiche c’hanno in testa?”, ed il quarto “chissà che famiglie emotivamente disastrate hanno dato vita a questi bimbiminkia emotivamente inetti”.

Tutto perfettamente logico e consequenziale. Almeno per me.

Ecco, appunto, almeno per me. La diagnosi “bipolare” magari qualcuno poteva anche pensare fosse solo deformazione professionale. Tuttavia, tra una canzone e l’altra (avevo censurato con le cuffiette la conversazione surreale che si svolgeva al mio fianco), mi sono reso conto che c’è un problema molto più grosso. E cioè che la Psicologia non è una Scienza.

Che la terra giri intorno al sole ormai non lo dubita più nessuno, così come che la materia sia composta di atomi a loro volta composti di neutroni, protoni ed elettroni, così come che l’uomo deriva dalla scimmia: ci sono quantità schiaccianti di prove empiriche, tali che queste verità sono parte integrante del sapere condiviso, e vengono assunte insieme al latte materno.

La Psicologia, però (tranne che in alcuni settori sperimentali ed empirici), non è una scienza empirica. Certo, funziona. Ma che validità scientifica hanno le teorie sui disturbi emotivi e della personalità? Sono mai state testate statisticamente? Anzi, peggio, sono, almeno in linea di principio, testabili statisticamente?

La triste risposta è, purtroppo: no. Ed è ancora più triste la comparazione con altre scienze, come la medicina, che spesso si basano sul principio “ex adiuvantibus” (i.e. di varie medicine non si sa perché facciano effetto, ma tramite esperimenti a doppio cieco con confronto con placebo, si è dimostrato che per alcune malattie, almeno, funzionano).

Nel caso della Psicologia, è talmente poco descrivibile, modellabile e riproducibile il fenomeno studiato/diagnosticato/curato, che le teorie non sono né testabili né falsificabili, e si affidano alla valutazione soggettiva.

Come detto, se non altro per molti funziona. Ma rimane il dubbio riguardo a cosa, effettivamente, funzioni. Funziona la teoria alla base? Funziona il metodo? Funziona il rapporto umano che si instaura col terapeuta? Funziona l’investimento emotivo e la motivazione che si mettono nella terapia? Non esistono studi statistici che possano fare luce.

E quindi, alla fine, rendersi conto di usare (e di dare per scontate, tanto è l’abitudine a pensare in tali termini) delle coordinate di riferimento che, per quanto utili e funzionali, non sono garantite essere corrette e non hanno basi scientifiche, provoca sgomento.

Tanto più quando ci si rende conto che la totale assurdità di quanto si ascolta, delle famiglie che l’hanno causato, e della folle ignoranza che ci circonda, potrebbe essere “diagnosticata” e curata da tali metodi, che però essendo fallati alla base, possono facilmente essere rigettati e messi in discussione, a favore di qualsiasi altra teoria strampalata.

Come fare a dimostrare che la diagnosi “bipolare” e la necessità di fornire almeno i rudimenti di una educazione emotiva, siano le soluzioni corrette al caso della bimbaminkia emo che avevo a fianco? Potrebbe arrivare un esorcista o uno stregone, e le loro teorie non avrebbero minore autorità o maggiori basi di quella psicologica. O la stessa bimbaminkia potrebbe difendere la sua teoria delle emozioni a-la-carte, senza che si abbia la possibilità di smontargliela o di dimostrarle la maggiore veridicità (o almeno plausibilità) della teoria psicanalitica.

Fino a quando non ci sarà una teoria della mente, della personalità e delle dinamiche emotive che si fondi su basi sperimentali, la “scienza” psicologica non potrà che essere trattata come una delle tanti “fedi”, dei tanti quadri di riferimento, delle tante weltanschauung, con cui valutare la realtà umana.

Ed a noi che siamo ormai abituati ad usarla automaticamente per ragionare su chi ci circonda, non ci resta che dover amaramente relativizzare i nostri giudizi, e scrollare le spalle di fronte alle assurdità che, con una verità spuntata, non è possibile imporsi per sanare.

Categoria(e): Divagazioni, Weltanschauung
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